"Il mio Madagascar
Erano due anni che aspettavo di partire!
E finalmente l'1 agosto scorso sono decollata con otto compagni alla volta del Madagascar per trascorrere tre settimane all'ospedale di Andavadoaka, nel sud del paese. E sono state tre settimane che sicuramente mi hanno cambiato la vita.
Non sapevo esattamente cosa aspettarmi e avevo anche paura che le mie aspettative restassero deluse, essendomi immaginata l'esperienza così a lungo.
Invece è stato ancora meglio di quanto immaginassi.
Come studentessa di medicina ho sicuramente imparato moltissimo, ma come Beatrice ho imparato ancora di più!
Andavadoaka è un villaggio di capanne in riva a un mare turchese, i cui abitanti sono soprattutto pescatori. Durante il giorno è un via vai di bambini che corrono scalzi, donne con secchi d'acqua in testa e uomini che conducono carretti trainati da zebù; tutti indaffarati, ma ognuno trova un secondo per salutare i Vasa che passano, nessuno nega un sorriso.
L' ospedale di Andavadoaka rappresenta un punto di riferimento per la popolazione del sud dell'isola e spesso gli stessi medici malgasci inviano i propri pazienti al nostro centro. E ogni giorno arrivavano carretti che portavano il malato con tutta la famiglia al seguito. L'ultima settimana del mio soggiorno abbiamo ricoverato un giovane uomo in condizioni veramente critiche, che dopo aver provato rimedi inefficaci proposti dallo stregone del villaggio, aveva fatto tre giorni di viaggio per arrivare da noi. La moglie, i figli, i genitori non l'hanno mai lasciato solo neanche un istante, aiutandoci sempre dove potevano e sorridendoci con una gratitudine negli occhi commovente.
Sono stati ventiquattro giorni in cui ho vissuto esperienze indimenticabili e uno spettro di emozioni inimmaginabile, passando dalla rabbia alla gioia, dalla frustrazione alla sensazione di essere realmente utile, di aiutare a creare qualcosa di speciale.
E a rendere il tutto ancora più unico, ha contribuito l'aver conosciuto persone fantastiche, che sono poi diventati amici fantastici, la mia “famiglia malgascia”, con cui ho condiviso ogni singolo momento, ho riso fino ad aver mal di pancia e ai quali ho chiesto aiuto in situazioni un po' difficili da affrontare. Fin da subito, dall'arrivo in aeroporto ad Antananarivo, si è creata una squadra che ha fatto scudo ai piccoli problemi “burocratici” con ironia e allegria , nonostante le 24 ore di viaggio alle spalle. Non dimenticherò mai la passeggiata tutti insieme, una delle prime sere ad Andavadoaka , tra i baobab, con nessun rumore se non le nostre chiacchiere e le nostre risate, nessun pensiero se non quello di conoscerci meglio e nessuna luce se non quella di un cielo stellato che sembrava disegnato apposta per noi.
Ogni volta che qualche amico mi chiede “allora com'è andata in Madagascar?” non so mai come rispondere per poter rendere giustizia all'esperienza. La verità è che ho trovato un mondo bellissimo e ancora incontaminato, sicuramente poverissimo, ma capace di esprimere una grande fierezza.
Devo ammettere che spesso il mio pensiero vola laggiù,a quei giorni trascorsi in un paradiso terrestre, dove ho conosciuto persone vere, sempre sorridenti, e dove tutti noi ci sentivamo un po' più sereni.
Quindi Veloma Madigasikara..e grazie..